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Lo psichiatra Vittorino Andreoli: “I Social ci banalizzano”

Lo psichiatra Vittorino Andreoli: “I Social ci banalizzano”

“i social ci spingono a dire tutto, ci banalizzano. I social sono un bisogno di esistere perché siamo morti. Creano una condizione di compenso per le persone frustrate […] “

Io lavoro con i social, ci sto talmente tanto che da qualche tempo ho deciso di fare un passo indietro e riprendermi quello che è mio, silenzio in primis. Non credo che i Social siano il male, ma solo un mezzo e come ogni mezzo, vengano declinati da chi li usa.

Ho visto tante cose degne di nota nascere dai Social e mi ci aggrappo con forza perché non credo sia tutto da buttare. Questo periodo ‘storico’ è fisiologico e a breve rivedremo un ridimensionamento del mezzo.

Però non riesco ad essere totalmente in disaccordo con quello che dice Andreoli, per la china che sta prendendo Facebook in quest’ultimo momento.

Nel link che vi segnalo c’è un passaggio al che mi fa riflettere: “Siamo solamente dei recettori” (non sta parlando solo dei social).
Pensate a tutti gli input/post/msg che passano quotidianamente sotto ai nostri occhi: potete dargli torto?

Qui trovate tutto l’articolo

“I Social sono per le persone frustrate, ne ha bisogno chi è morto. Facebook andrebbe chiuso”
foto:Huffpost

 

Cambridge Analytica inguaia Facebook: perché ci scandalizziamo?

Cambridge Analytica inguaia Facebook: perché ci scandalizziamo?

Non è una novità: quando usi FB o un’app a lui correlata, i tuoi dati vengono messi a disposizione di chi quel software l’ha creato. Non è questione di privacy e non servono nemmeno ridicoli post che non autorizzano l’uso di quanto pubblicato. Non c’è proprietà intellettuale che tenga: quello che è su Facebook è di Facebook.

Fino a ieri si pensava che i dati servissero per scopi pubblicitari fino a che si svela il segreto di Pulcinella e cioè che quei dati sarebbero usati anche per ben altro scopo: influenzare percezioni e comportamenti dell’utente. Toh!

Come? Si fa, ci vuole solo tempo, competenza, strategia e denaro, tanto. Algoritmi, analisi..
Ogni like, mappato. Ogni share, mappato. Ogni commento, mappato. Ogni login, mappato. Costruiscono il tuo profilo: si chiama psicometria.

Poi vendi il tuo elenco a broker di dati ed il resto viene da sé. Un’evoluzione del listone di nominativi venduto al telemarketer di turno. Perché? Per studiare un nuovo prodotto o un nuovo personaggio. Oppure per influenzare l’esito delle elezioni in questo o quel Paese, come sarebbe successo in USA con Trump o in UK con la Brexit.

Si parla di ‘presunto’ ed il condizionale è d’obbligo. La gola profonda sarebbe un dipendente di Cambridge Analytica, società inglese che avrebbe rubato 50 milioni di profili Facebook.

50 milioni.

Usiamo dati per cambiare il comportamento dell’audience” dicono quelli di Cambridge Analytica. Nel link che segue, viene spiegato bene cosa è successo e come è successo. È lungo ma ne vale la pena: cliccate il bottone.

Il caso Cambridge Analytica, spiegato bene

Non scandalizzatevi e non spaventatevi: non è niente di diverso di quanto succede ogni volta che attivate una tessera nel vostro supermercato di fiducia. Solo che, questa volta, le proporzioni e gli effetti sono epocali. Perché ve lo segnalo? Perché serve consapevolezza. Tutto li.

 

 

[SEGNALAZIONE] Mark Zuckerberg sanguinante su Wired

[SEGNALAZIONE] Mark Zuckerberg sanguinante su Wired

Mi rendo conto che gli ultimi miei post siano Facebookcentrici, ma se c’è da scriverne perché esimersi?

Quella che vedete in foto è la cover di Wired USA di marzo, sintesi perfetta di questi due anni a Menlo Park.
A questo link trovate l’articolo: sottotitolo ‘In che modo un gigante dei social media confuso e sulla difensiva si è trasformato in un disastro e in che modo Mark Zuckerberg sta cercando di sistemare tutto’.

Buona lettura.

[CASE HISTORY] Aiuto, Facebook mi ha bloccato… Di nuovo!

[CASE HISTORY] Aiuto, Facebook mi ha bloccato… Di nuovo!

Questo post nasce da un’esperienza su campo che mi ha portata a cercare risposte, trovate solo grazie ad alcune colleghe che ringrazio. Cosa succede quando ti becchi il ban su Facebook? Facciamo un passo indietro…

 

‘Il girone dei bannati’.

La riconoscete? È la rappresentazione dell’Inferno di Dante dove, ai tempi di Facebook, il vostro Lucifero là in basso è la sospensione definitiva dell’account Facebook mentre la crosta terrestre è l’uso comune che fate del vostro profilo. In mezzo una serie di altre situazioni che, tradotte dallo zuckerberghese, diventano “ban“.

Avete visualizzato? Bene, passo alla case history…

L’account di un amico viene bloccato per 3 giorni a seguito di una segnalazione. Una settimana dopo il suo ritorno su Facebook, lo stesso profilo viene nuovamente segnalato e questa volta bloccato per 2 settimane. Al suo rientro, altra segnalazione ed altro ban ma questa volta per un mese. Immaginate la sua gioia.

Perché è stato bannato? La prima volta per un termine dalla connotazione razzista, ‘negro’, usato all’interno di una frase goliardica senza reali intenti razzisti. Era chiaro per chi stava seguendo il tread, ma non abbastanza per l’addetto al controllo qualità Facebook perché ha decontestualizzato il termine, che evidentemente rientra in una black-list e chi la usa vince il ban.

La seconda volta, quella delle due settimane, altra segnalazione (probabilmente sempre dalla stessa persona) per avere espresso un’idea politica contraria. Nessun termine sconveniente.

Terza volta, un mese di ban  vedi sopra.

6 personali considerazioni sul ban temporaneo da Facebook:

  1. È un’escalation: dopo il primo ban di pochi giorni, ne seguono altri per periodi più lunghi. Non sono riuscita a definire gli step effettivi né siamo riusciti a capire dopo quanti arriverà il blocco dell’account, ma prima o poi arriverà. Una collega mi testimonia che nonostante 10 stop di un mese, ancora nessuna sospensione dell’account ma meglio non sfidare la sorte.
  2. Dopo il primo blocco, perdi la credibilità: Facebook mette l’account in una black-list e basta un niente (una sola segnalazione) per sospenderti di nuovo. Probabilmente, ma è una supposizione, nella gestione delle segnalazioni ogni account è associato ad un ranking.
  3. Io ho segnalato di tutto, offese sessiste, immagini violente al limite del voltastomaco, torture… Non è mai successo nulla e su questo gli Standard della Comunità sono chiari: “Non tutti i contenuti inaccettabili o fastidiosi trasgrediscono i nostri Standard della comunità” (WTF!!!). Sulla base della case history che vi ho raccontato, l’unica cosa che sembra dare fastidio a Facebook è la discussione politica.
  4. Non provate a contattare Facebook in cerca di risposte. Non ne avrete!
  5. Esiste una lista di parole non gradite a Facebook la cui gestione viene, probabilmente, demandata ad un bot il quale estrapola la parola dal contesto e applica la penalty. Così come non è dato sapere se ulteriori check sul testo vengano effettuati da operatori madrelingua, stranieri che hanno studiato la lingua del post o straniero tout-court. Direi sia fondamentale capirlo.
  6. A Menlo Park devono aver dato una stretta sulla questione razzismo, tema che li ha colti in fallo in più occasioni tra le quali una che coinvolgeva direttamente Mark Zuckerberg, mentre un’altra a fine 2016 e ripresa nel 2017, quando è emerso che la visualizzazione degli annunci di vendita immobili, in alcune nazioni, poteva essere bloccata in base a religione, etnia o categoria sociale.

Cosa fare se Facebook sospende l’account? Si può recuperare, tranquilli, ma di questo ne scriverò in un altro post.

Questo è un post costantemente in progress che contiene considerazioni personali.

10 consigli di Facebook per riconoscere una fake news

10 consigli di Facebook per riconoscere una fake news

È iniziata con la lotta al clickbaiting, è passata per un massiccio aggiornamento dell’algoritmo per poi arrivare, oggi, alla formulazione di un vero e proprio vademecum per dire ‘Basta!’ alle fake news, (brutta) usanza che negli ultimi mesi ha dilagato su Facebook con post che avevano il solo scopo di arricchire chi li pubblicava. Nel mezzo un accordo con Pagella Politica che, in vista delle prossime elezioni, verificherà la veridicità delle storie pubblicate sul social e se una storia venisse giudicata falsa:

  • Facebook mostrerà l’analisi scritta dal fact-checker
  • la storia potrà comparire più in basso nel newsfeed
  • chi condivide una notizia considerata falsa, riceverà una notifica

In più Facebook intende contrastare la disinformazione online aderendo all’iniziativa promossa dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) mediante l’istituzione del Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali (Delibera n. 423/17/CONS).

Tra i vari player sopra citati mancano gli utenti, al quali Menlo Park si rivolge con un vademecum che li aiuti a distinguere tra notizie vere (quelle che fanno informazione vera, da fonte accreditata) da quelle fuffa. L’intento è quello di evitare la condivisione selvaggia di notizie che puntano alla pancia delle persone. Eccoli, allora, questi 10 consigli firmati Facebook per fermare le fake news:

  1. Non ti fidare dei titoli: le notizie false spesso hanno titoli altisonanti scritti tutti in maiuscolo e con ampio uso di punti esclamativi. Se le affermazioni contenute in un titolo ti sembrano esagerate, probabilmente sono false.
  2. Guarda bene l’URL: un URL fasullo o molto simile a quello di una fonte attendibile potrebbe indicare che la notizia è falsa. Molti siti di notizie false si fingono siti autentici effettuando cambiamenti minimi agli URL di questi siti. Puoi accedere al sito per confrontare l’URL con quello della fonte attendibile.
  3. Fai ricerche sulla fonte: assicurati che la notizia sia scritta da una fonte di cui ti fidi e che ha la reputazione di essere attendibile. Se la notizia proviene da un’organizzazione che non conosci, controlla la sezione “Informazioni” della sua Pagina per scoprire di più.
  4. Fai attenzione alla formattazione: su molti siti di notizie false, l’impaginazione è strana o il testo contiene errori di battitura. Se vedi che ha queste caratteristiche, leggi la notizia con prudenza.
  5. Fai attenzione alle foto: le notizie false spesso contengono immagini e video ritoccati. A volte, le immagini potrebbero essere autentiche, ma prese fuori contesto. Puoi fare una ricerca dell’immagine o della foto per verificarne l’origine.
  6. Controlla le date: le date degli avvenimenti contenuti nelle notizie false potrebbero essere errate e la loro cronologia potrebbe non avere senso.
  7. Verifica le testimonianze: controlla le fonti dell’autore per assicurarti che siano attendibili. La mancanza di prove o il riferimento a esperti di cui non viene fatto il nome potrebbe indicare che la notizia è falsa.
  8. Controlla se altre fonti hanno riportato la stessa notizia: se gli stessi avvenimenti non vengono riportati da nessun’altra fonte, la notizia potrebbe essere falsa. Se la notizia viene proposta da fonti che ritieni attendibili, è più probabile che sia vera.
  9. La notizia potrebbe essere uno scherzo: a volte può essere difficile distinguere le notizie false da quelle satiriche o scritte per divertire. Controlla se la fonte è nota per le sue parodie e se i dettagli e il tono della notizia ne rivelano lo scopo umoristico.
  10. Alcune notizie sono intenzionalmente false: usa le tue capacità critiche quando leggi le notizie online e condividile solo se non hai dubbi sulla loro veridicità.

 

La direzione sembra quella giusta, la direzione che un buon 70% degli utenti di Facebook auspica. Mi chiedo, però, sul lungo periodo, non si rischia un controllo dell’Informazione con conseguente manipolazione dell’opinione pubblica?